The challenge is always to use materials in a new and different way, and make them convey meaning and portray form in a manner that has not previously been seen.

Arte, Intervista ad Andrew Rogers

È l’artista dei primati Andew Rogers: il suo “Rhythms of Life” è una costellazione di 51 massicce sculture (dette geoglifi) disseminate nei continenti. Land Art che abbraccia tutto il globo e che si può vedere da un satellite a 770 km sopra di noi. Un progetto che racconta di un gigantismo senza precedenti e che ha coinvolto 7’500 persone in 16 nazioni, dall’esercito cinese ai Masai.

Ho incontrato Rogers durante il suo viaggio europeo – Biennale di Venezia e Art Basel comprese, ovvio – prima che tornasse nella sua Australia.

Come ha scelto le locations per “Rhythms of Life”?
Ognuna è significativa per storia e patrimonio. Molte hanno una topografia di grande interesse: nell’Arava Desert (Israele) il sito si trova a 122 m sotto il livello del mare; il Deserto di Atacama (Cile) è il più arido del pianeta; in Nepal il geoglifo “Knot” (una sorta di labirinto) è stato creato nella gola più profonda al mondo, mentre in Antartide abbiamo utilizzato la morena dei ghiacciai.

In che modo le comunità locali vengono coinvolte?
La maggior parte delle migliaia di persone che hanno partecipato a “Rhythms of Life” non è mai stata coinvolta nel creare arte. Il processo di creazione è essenziale per il progetto. Si lavora fianco a fianco e in intesa con gli altri per qualcosa che inizialmente è solo un concetto astratto, con la consapevolezza che quello che si crea è storia futura. Uomini, donne e gruppi etnici operano insieme. Le sculture sono un regalo alla comunità che ne è orgogliosa e si occupa di mantenerle nel tempo.

Gli Himba della Namibia sono considerati gli ultimi veri nomadi al mondo; adorano i loro antenati con un fuoco sacro che viene sempre tenuto acceso. La scultura “Sacred Fire” è diventata un luogo di celebrazioni.

I suoi geoglifi sono quindi luoghi che accolgono eventi.
Un altro aspetto che contraddistingue “Rhythms of Life” è l’attenzione ai rituali delle comunità coinvolte, alle mitologie e credenze. Spesso i partecipanti – che vivono in luoghi remoti e dal clima estremo – aderiscono a qualche forma di sciamanesimo con rituali che si realizzano prima e dopo la costruzione delle sculture. In Cile abbiamo bevuto un miscuglio di vino e foglie di coca tritate. In Sri Lanka si è tenuta una processione di danze popolari e acrobati con gong e piatti e i sacerdoti hanno bollito il latte per propiziarsi la buona sorte.

Ci parli delle sue sculture “We Are” esposte fino al 26 novembre a Venezia a Palazzo Mora.
Venezia è un centro di civilizzazione e storia antica. Era e continua a essere un luogo d’intersezione. Le sculture riflettono sulla diversità degli individui, ma anche sull’importanza di un dialogo che consideri storia e patrimonio e che le nostre azioni diventeranno storia nel futuro. Come le mie sculture di Land Art, anche “We Are” parla di globalizzazione e umanità condivisa. Entrambi i lavori sono metafora della relazione imprescindibile fra singolo e comunità e spingono i limiti in termine di forma e sfida nella costruzione. Entrambi dovrebbero agire da catalizzatori per la visione di un mondo migliore.

La sua “Unfurling Energy” è presente alla “Expo 2017. Future Energy” ad Astana (Kazakhstan). 
La mia scultura è stata scelta per la sua forma fluida, ispirata in parte all’energia del vento; infatti, considerando le condizioni del clima di Astana, è in grado di resistere al forte vento, alla neve, al ghiaccio e a temperature rigidissime. Una sfida ingegneristica che ha richiesto grande maestria artigianale e attenzione alla qualità del metallo e delle saldature. La produzione è stata attentamente supervisionata da LERA – Leslie E. Robertson Associates, gli stessi ingegneri della ricostruzione del World Trade Centre.
Anche “Unfurling Energy” mette in evidenza il nostro ruolo di custodi, con responsabilità verso chi ci circonda e chi arriverà dopo di noi. Il presente sarà riflesso nel futuro.

Cosa bolle in pentola?
Sto lavorando a progetti per la Turchia e il Perù.
Come dire: un instancabile e visionario globe-trotter dell’arte.
By Amanda Prada

August 7, 2017 12:45 PM
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